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Nuovo sequestro dell’area BRA 2 dell’ex-ilva di Taranto!

La storia si ripete: il NOE ha sequestrato aree contaminate da liquami pericolosi che continuano a inquinare e mettere a rischio la salute dei cittadini.

L’area BRA 2 è una delle zone interne del complesso industriale ex Ilva (ora Acciaierie d’Italia). È una sezione adibita, in passato, allo stoccaggio di materiali e sostanze utilizzate nei processi produttivi, ma è anche una delle aree più critiche dal punto di vista ambientale.

Negli ultimi anni, l’area BRA 2 è stata spesso al centro di inchieste e sequestri, poiché nei suoi sotterranei sono state rinvenute contaminazioni significative, tra cui sostanze oleose e altri materiali pericolosi per l’ambiente e la salute pubblica. Questi rifiuti, in molti casi, hanno raggiunto le falde acquifere, aggravando il rischio di inquinamento dell’ecosistema circostante. Come evidenziato già nel 2020, grazie a Veraleaks, i campionamenti delle falde acquifere venivano effettuati da personale interno alla fabbrica e non da Arpa Puglia o altri organi di controllo! Al posto dell’acqua, sopra i pozzi si trovava olio: un tentativo deliberato di nascondere l’ennesimo disastro ambientale.

L’area è quindi uno dei simboli del degrado ambientale legato alla cattiva gestione dell’ex Ilva, e rappresenta una delle priorità per eventuali interventi di bonifica, richiesti da anni dalla comunità tarantina e dalle associazioni.

Questo episodio si aggiunge a un quadro già devastante, confermato da anni di denunce e inchieste.

Quanti altri segreti devono venire alla luce? Quante altre vite devono essere compromesse?

Non è solo in gioco la salute del territorio, ma la dignità di una città che chiede giustizia e verità.

Pretendiamo azioni concrete:

•Chiusura delle fonti inquinanti

•Bonifica immediata delle aree inquinate.

•Responsabilità penali e amministrative per chi ha occultato o causato danni.

•Un cambio di rotta che metta la vita e la salute dei cittadini al centro delle scelte politiche.

In un paese normale, tutto questo sarebbe avvenuto già più di dodici anni fa. A Taranto, invece, si continua a sproloquiare su possibili decarbonizzazioni, forni elettrici e altre soluzioni farlocche che non servono a niente se non a prolungare la lista dei nostri infiniti problemi. Questo non è un paese che merita di definirsi “civile”.