Ex-ilva: gara al MENO PEGGIO
Il 20 settembre si è chiusa la fase di raccolta delle manifestazioni di interesse per l’acquisizione degli asset dell’ex-Ilva. Le imprese che vi hanno partecipato sarebbero quindici e solo tre interessate a rilevare la fabbrica nel suo insieme. Queste potranno ora accedere a maggiori informazioni al fine di poter presentare i propri piani industriale, ambientale e occupazionale.
Già, perché il Governo non ha preparato un bando sulla base delle proprie volontà di tutela ambientale e occupazionale, ma sceglierà l’azienda che offre, genericamente, maggiori garanzie. Dunque non avremo i piani migliori possibili, ma i meno peggio. Né si conosce il peso che verrà attribuito ad essi, sebbene sia facilmente prevedibile che produzione e piano industriale saranno i fattori presi più in considerazione.
Prepariamoci quindi ad accogliere l’azienda che prevederà “meno licenziamenti” e che opererà il piano ambientale più “accettabile”. Niente di più.
Nonostante ciò, non è ancora affatto detto che qualcuno riterrà conveniente acquisire l’ex-Ilva, specie dopo averne saputo di più su perdite, fatiscenza e guai legali. Peraltro l’area a caldo è ancora posta sotto sequestro dalla magistratura e solo gli artifici delle leggi salva-Ilva la tengono in marcia.
Per tutto questo, ribadiamo ancora una volta che esiste una soluzione più lungimirante e, soprattutto, che non uccide: investire sulla riconversione del territorio e sulla sua bonifica e riqualificazione con un piano di accompagnamento alla formazione e al reimpiego dei lavoratori. Da adottare con una programmazione seria e partecipata, grazie ai fondi europei a disposizione per la transizione ecologica e per le alternative economiche (si veda il dimenticato Just Transition Fund che avrebbe dovuto portare quasi un miliardo di euro di progetti green solo a Taranto).
Chiusura e riconversione unica soluzione!