Ambiente

Tre altiforni entro il 2025: ecco la decarbonizzazione del Governo

Due altiforni già nel prossimo autunno e la rimessa in funzione di un terzo entro il 2025, per arrivare a una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate di acciaio. È questo il piano di “decarbonizzazione“ che questo governo vuole operare su Taranto. A sostenere questo programma è stato avant’ieri il Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso intervenuto all’assemblea di Federchimica-Assogasliquidi.

Come se non bastasse, ieri a palazzo Chigi nell’incontro con i sindacati, lo stesso Ministro non ha fatto alcuna menzione ai forni elettrici alimentati con preridotto di cui si era parlato fino a qualche tempo fa e che, è bene sottolinearlo, sarebbero stati solo due e, dunque, in ogni caso, affatto sostitutivi degli altiforni. Altiforni a carbone su cui ora si rilancia, come se fossimo a inizio ‘900!

Arpa e Asl hanno già documentato come la produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio, anche se fossero applicate tutte le prescrizioni previste, comporterebbe un rischio inaccettabile per la popolazione, ma il governo non ha previsto alcuna valutazione del danno sanitario con lo scenario a 6 milioni e tre altiforni. Sta, invece, accogliendo per buona quella commissionata dalla stessa Acciaierie d’Italia (guarda caso proprio tarato su 6mln di tonnellate) che, manco a dirlo, ha riscontrato un rischio sanitario “ampiamente accettabile”.

Tutto ciò anche in spregio allo studio “Mortality cost” condotto dall’ASL che ha valutato gli impatti globali delle emissioni di CO2 dell’ex-Ilva e che ha testato che le emissioni di anidride carbonica dichiarate dalla fabbrica nel 2020, considerando pure il rialzo delle temperature globali, potrebbero causare un numero di decessi nel mondo nel periodo compreso fra il 2020 e il 2100 pari a ben 1.876. Un decesso ogni 1.799 tonnellate di acciaio prodotto.

Ci chiediamo, dunque: ammesso che le emissioni dichiarate da AdI non siano sottostimate, quanti se ne conterebbero con uno scenario emissivo a 6 milioni con condizioni di produzione addirittura peggiori, con tre altiforni? A proposito di emissioni dichiarate, vale la pena ricordare che le ultime indagini della magistratura tarantina stanno vertendo proprio sulle false dichiarazioni di CO2 da parte di AdI (con socio statale Invitalia)

In ogni caso, senza avventurarci in previsioni numeriche che non spetta a noi fare, possiamo tuttavia ritenere questa manovra un abominio da scongiurare a tutti i costi. Sempre ammesso che le sei aziende interessate all’acquisto di AdI parteciperanno davvero al bando per l’acquisto che il Ministero intende pubblicare entro fine mese, perché sarebbe un’operazione a perdere. A meno che perdite e investimenti futuri (molto futuri) non vengano scaricati, come al solito, sulle casse di tutte e tutti noi.