Nuova interpellanza dal basso alla Corte di Giustizia Europea sulle mancanze dell’ex-Ilva
Dopo il sequestro del 2012, l’Autorizzazione concessa a Ilva, secondo le normative europee, doveva essere realizzata in sette anni e quindi terminare nel 2019, ma in realtà le varie proroghe concesse dai governi ITALIANI l’hanno spostata pian piano fino al 2023.
Per questa ragione, il tribunale di Milano, grazie all’iniziativa messa in campo da Genitori tarantini – Associazione ETS supportata dagli avvocati Rizzo Striano e Amenduini che hanno presentato l’azione inibitoria collettiva contro il siderurgico, chiede ai giudici della Corte di Giustizia Europea di esprimere se le norme comunitarie abbiano prevalenza su quelle italiane.
Oltre questo, i giudici europei dovranno valutare altre due questioni:
1) il “ruolo della Valutazione di Danno Sanitario nel procedimento di rilascio e riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale”,
2) “set delle sostanze nocive che devono essere considerate ai fini del rilascio e riesame”.
Questioni cruciali visto che a distanza di dieci anni dal sequestro degli impianti e dei decreti Salva Ilva, l’acciaieria continua ad inquinare ANCORA.
Un altro durissimo colpo registrato dai movimenti tarantini, in grado di mettere in forte difficoltà il Governo coi suoi scellerati e costosissimi tentativi di salvataggio di una fabbrica ormai morente.
È tempo di attesa, ma la Corte di Giustizia Europea potrebbe ora davvero aiutarci a mettere la parola “fine” ad una triste storia di prevaricazione che si trascina ormai da troppo tempo.