Ambiente

Ancora soldi pubblici all’ex-Ilva

Ancora una volta assistiamo a un vero e proprio ladrocinio ai danni dei tarantini: 250 milioni di euro destinati all’ex Ilva, grazie a un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri guidato da Giorgia Meloni. Risorse che non solo non risolvono il problema, ma continuano a prolungare l’agonia di un impianto che mette a rischio la salute e la vita dei cittadini, mentre Taranto soffoca.

Come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, la cifra complessiva per la “continuità produttiva” sale da 150 a 400 milioni. Ma queste risorse vengono sottratte alla vera priorità del nostro territorio: il risanamento ambientale, che avrebbe dovuto ricevere questi fondi per sanare anni di danni.

Vi è anche una possibile violazione di una prescrizione europea, che intendeva evitare aiuti di Stato diretti a un impianto già responsabile di disastri ambientali. Qui ci troviamo davanti al paradosso: i fondi destinati alla riparazione dei danni ambientali vengono dirottati per sostenere la fabbrica che quegli stessi danni li ha causati.

Ma continuità produttiva di cosa? Di un impianto che ha avvelenato l’aria, il mare e le vite di un’intera comunità? Di un sistema che ha distrutto famiglie, creato una crisi sanitaria senza precedenti e negato un futuro a Taranto? Di un colosso industriale che non offre nemmeno garanzie lavorative, minacciando migliaia di esuberi e accumulando debiti coperti da soldi statali ed europei? A questo si aggiunge un dato preoccupante: siamo all’ennesimo “decreto salva-Ilva,” un record che evidenzia una chiara priorità di tutela dell’impianto rispetto alla salvaguardia del territorio e delle persone.

Dove sono i nostri rappresentanti locali? Non possiamo tollerare il loro silenzio o la loro complicità. Chiediamo con forza ai parlamentari ionici, ai consiglieri regionali, al sindaco e a tutti i politici locali di uscire dai palazzi e di difendere questa città. Se davvero rappresentano Taranto e i tarantini, alzino la voce contro questo scempio.

È tempo di cambiare strada: Pretendere la chiusura immediata dello stabilimento, immensa e devastante fonte di inquinamento.
Avviare un piano serio di riconversione economica e ambientale, l’unica via per un futuro sostenibile e giusto per Taranto.
Questo non è sviluppo, è accanimento!