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L’offerta che non si può rifiutare…

E’ notizia di ieri la scelta da parte del Mimit della “migliore offerta” per rilevare gli ex impianti Ilva di Taranto da parte di Baku Steel. Inizieranno ora le trattative tra lo Stato Italiano e l’azienda azera per limare le distanze presenti. Ma se agli “alti livelli” si festeggia e pasteggia per questo risultato, Taranto si trova di fronte ad una “OFFERTA CHE NON SI PUO’ RIFIUTARE” portata da un cavallo azero.

Perché la comunità jonica non vuole una continuità produttiva di quegli stabilimenti che producono morte più che tonnellate di acciaio, la nostra città non vuole l’installazione di un impianto rigassificatore, in una zona altamente industrializzata, dove nel 2016 fu cassato un progetto simile, proprio per l’incolumità dei cittadini. Ci obbligano ad ospitare una nuova realtà che drenerà la linfa vitale dei nostri cittadini, che svuoterà ancora di più le case lasciate abbandonate da continui emigrazioni verso lidi più salubri o semplicemente da gente che non c’è più perché da noi ci si ammala e si muore per colpa di quella maledetta acciaieria.

Tutto questo in nome di un profitto e di una ricchezza che non ricade nemmeno più sul territorio (come negli ultimi decenni), a noi resta solo da usare palettino e scopa per raccogliere il minerale dai nostri balconi. Ancora una volta sacrificati per il “bene della Nazione” che però non ha a cuore il bene di noi tarantini. Come Giustizia per Taranto continuiamo ad insistere sulla chiusura di quella ferraglia, di una bonifica imponente, di una riconversione economica seria del territorio che tenga in considerazione il reimpiego di chi oggi continua a lavorare li dentro.