Et voilà, il ventesimo decreto salva-Ilva
Settimana scorsa, il Senato ha chiuso il dibattito e la votazione sull’ennesimo decreto Salva-Ilva. Ci siamo presi la briga di contarli: questo è il ventesimo, l’ennesima pugnalata alla nostra città che, con ogni probabilità questa settimana, diventerà legge dopo la votazione alla Camera dei deputati.
Un copione già visto, in cui nessuno ha avuto il coraggio di dire la verità: questo provvedimento servirà solo a cancellare le Valutazioni di Danno Sanitario di ARPA, ASL Taranto e Regione Puglia, a ignorare la sentenza della Corte di Giustizia Europea, a far sparire anni di studi che dimostrano il legame tra l’inquinamento della fabbrica e le malattie che hanno devastato questa comunità.
La solita ipocrisia della “continuità produttiva”, accompagnata dal ritornello logoro che da 13 anni ci viene ripetuto come un mantra: “lavoro e ambiente devono coesistere”. Peccato che nel frattempo si continuino a sacrificare vite umane e a generare disoccupazione, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione e un futuro sempre più incerto.
E poi c’è chi supera ogni limite. Il senatore Gianluca Cantalamessa, della Lega, ha avuto il coraggio di dichiarare che l’ILVA è sempre stata un impianto innocuo e che a distruggerla sarebbero state “le lobby ambientaliste tarantine”. Avete letto bene: per lui, a Taranto non c’è mai stato alcun pericolo per la salute. Parole indegne, che non meritano neanche di essere commentate, solo di essere ricordate come l’emblema dell’ignoranza e dell’irresponsabilità.
Ancora una volta Taranto è stata svenduta. Ancora una volta siamo soli. Ma non ci fermeremo. Perché la storia non dimenticherà chi ha scelto di sacrificare una città intera pur di mantenere in piedi un sistema marcio.