Il peso invisibile dell’inquinamento
Taranto non è solo una città piegata dall’inquinamento ambientale, ma anche dal dolore invisibile che si annida nella mente dei suoi abitanti. Secondo l’Osservatorio Epidemiologico Regionale, il tasso di depressione più alto della Puglia si registra proprio qui, nella città dei due mari. Un triste primato che racconta quanto l’inquinamento non riguardi solo l’aria, il suolo o i nostri polmoni, ma anche la psiche.
Come Giustizia per Taranto non ci meravigliamo di fronte a questi dati, ma vorremmo sottolineare la gravità della situazione: vivere a Taranto significa convivere ogni giorno con ansia, paura e la sensazione di essere stati abbandonati da chi ci governa e avrebbe dovuto tutelarci.
Alle polveri sui balconi e ai tassi di mortalità per tumori (+15% rispetto alla media nazionale, secondo un recente studio della Fondazione Veronesi), si aggiunge un carico psicologico insopportabile: l’angoscia di sapere che il territorio in cui si vive è considerato sacrificabile in nome del profitto, la costante paura di potersi ammalare o veder morire i propri cari. È un circolo vizioso che, oltre a minare il corpo, logora la mente.
Ma questa non può e non deve essere la normalità! È inaccettabile che la salute fisica e mentale di un’intera popolazione venga messa in secondo piano rispetto agli interessi economici. Taranto merita di più: merita aria pulita, giustizia ambientale e un futuro dove non si debba più vivere nella paura.
La chiusura dell’ex-Ilva, con la tutela dei lavoratori e il loro reimpiego nelle opere di bonifica, non è solo una necessità sanitaria e ambientale, ma una scelta di civiltà. È il primo passo per spezzare questa spirale di dolore e restituire a Taranto e ai suoi cittadini la dignità e la serenità che meritano.