32° anniversario dalla strage di Capaci
In una torrida giornata di 32 anni fa, un’autostrada si fece burro contro una bomba che spezzò le vite del giudice Falcone, della giudice Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinari e Rocco Dicillo.
A distanza di tanto tempo, giustizia non è stata ancora fatta. Sebbene siano stati arrestati e condannati gli autori materiali di quella strage, chi occupa le cariche istituzionali governative ha smantellato nel corso degli anni tutte le conquiste ottenute da quel pool di magistrati che avevano fatto della lotta alla mafia la loro bandiera.
Oggi, nonostante l’arresto dei grossi latitanti e le condanne definitive degli esponenti dell’ala militare di Cosa nostra, resta ancora irrisolto il nodo delle “menti raffinatissime” che dirigevano la mafia dall’esterno. La connessione tra mafia e politica continua a manifestarsi, con il ritorno di personaggi compromessi e un generale affievolimento della lotta contro la criminalità organizzata. Inoltre, i depistaggi e le difficoltà nelle indagini dimostrano che le verità più profonde restano sepolte.
La ricerca della giustizia e della verità non deve fermarsi. È essenziale mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, perché la mafia rimane una minaccia attuale. Le conquiste ottenute non devono essere vanificate, e la lotta contro la criminalità organizzata deve continuare con determinazione per onorare il sacrificio di coloro che come Giovanni Falcone hanno pagato con la propria vita.