Bilanci Acciaierie d’Italia: Invitalia vota a favore nonostante le gravi omissioni di ArcelorMittal
Lo scorso 3 maggio si è tenuta l’assemblea della holding che controlla Acciaierie d’Italia, nella quale è presente anche la partecipata statale Invitalia. Nel verbale dell’assemblea un duro atto d’accusa da parte di Invitalia che denuncia mancanza di informazioni e aggiornamenti fondamentali al socio pubblico. In particolare, il mancato rispetto degli accordi da parte di ArcelorMittal.
Invitalia ha fatto presente che vi sono proiezioni finanziarie mai condivise coi soci e che “incidono di fatto sul piano industriale allegato all’accordo d’investimento”. Anche per valutare le “potenzialità e capacità della società di raggiungere i convenuti livelli di produzione e di generare sufficienti risorse finanziarie per rendere possibile la prosecuzione delle attività“.
Una mancanza gravissima alla luce della recente iniezione economica statale di 680 milioni di euro, che mette in discussione la fattibilità dell’operazione di acquisto pattuita con Ilva in Amministrazione Straordinaria e lo stesso salvataggio dell’ex-Ilva. Nonostante tutto questo, Invitalia ha votato a favore dei conti 2022!
I conti consolidati del 2022 si sono chiusi con 3,887 miliardi di ricavi e 84,65 milioni di euro di utile. Nel 2021 i ricavi erano stati di 3,386 miliardi con un utile di 310 milioni.
Continua, dunque, il braccio di ferro che qualche giorno fa ha conosciuto l’aspro scambio fra l’ad Lucia Morselli e il presidente di DRI Italia Franco Bernabè sulla realizzazione degli impianti del preridotto. E, tanto per aggiungere l’ennesimo punto di criticità su una fabbrica che fa acqua da tutte le parti, è partito ieri l’iter per la cassa integrazione per altri 2.500 lavoratori del sito di Taranto.
Appare chiaro come la contraddizioni fra due soggetti, Stato e ArcelorMittal, che sono soci e concorrenti al stesso tempo, stiano emergendo in tutta la loro drammaticità. Potrà mai un magnate internazionale come Mittal lasciare che lo Stato faccia risorgere un suo concorrente? È evidente che Mittal sappia fare bene il suo gioco, mentre sono i governi italiani a voler perseverare su una via senza uscita. Uscita che, alla luce dei drammi sanitari e ambientali, che si aggiungono alle questioni economico-finanziarie, non può che essere la chiusura della fabbrica, tombando per sempre tutti i guai che causa al nostro territorio.