Ambiente

Salviamo Taranto!

La questione Ilva si fa sempre più calda, forse come non mai da 15 anni a questa parte.

Pende sulle nostre vite, come una spada di Damocle, l’ultimo decreto varato dal governo studiato principalmente per impedire l’azione della magistratura sulla fabbrica. Una chiara invasione di poteri che ha l’obiettivo di aprire la porta all’accordo con ArcelorMittal per l’acquisto dei rami d’azienda dell’ex-Ilva, oggi impedito proprio dal sequestro e dalla confisca pendenti sull’area a caldo.

Certi che quanto previsto sollevi profili di incostituzionalità, confidiamo in un’impugnazione da parte della Procura tarantina.

Il momento richiede enorme responsabilità da parte di tutte le istituzioni e della società civile e questa potrà essere declinata su obiettivi ben precisi.

Vediamo su quali basi si gioca la nostra partita:

ACCORDO DI PROGRAMMA

L’accordo di programma, che a Genova consentì di chiudere l’area a caldo, è uno strumento amministrativo mediante il quale più soggetti pubblici (e ci auguriamo anche la società civile) si coordinano al fine di realizzare un programma di interventi (ognuno per le proprie competenze) con finalità condivisa. Dunque uno strumento che potrebbe essere assai utile anche per Taranto se si riuscirà ad impostarlo su obiettivi che tutelino davvero il territorio.

La posizione di Giustizia per Taranto è da sempre volta alla chiusura della fabbrica, ormai comprovatamente incompatibile, in tutte le sue parti, con la salute umana, nonché fonte di enormi dispendi economici e sociali. Purtuttavia riteniamo che un accordo di programma che parta dal fermo degli impianti sotto sequestro potrebbe costituire un passo importante verso il raggiungimento dell’obiettivo pieno, e forse l’unico attualmente percorribile poiché in grado di creare ampia condivisione fra tutte le componenti coinvolte, anche in considerazione della sproporzione tra le forze in campo. L’accordo potrà prevedere anche progetti di economia alternativa in grado di riposizionare le ditte locali e riqualificare e reimpiegare i lavoratori della fabbrica, oggi per lo più in cassa integrazione e a concreto rischio di esubero. Non dimentichiamo che esistono importanti fondi europei (PNRR ed il Just Transition Fund), i quali costituiscono l’imperdibile opportunità di segnare la fuoriuscita di Taranto dall’acciaio e di abbracciare nuove economie e nuova occupazione. Su queste siamo disposti a fare la nostra parte confrontandoci con forze politiche, istituzioni, sindacati, aziende ed enti di categoria che nell’instabilità dell’attuale scenario stanno cercando rifugio in una fabbrica senza prospettive.

AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

L’AIA del 2012, scadrà a febbraio prossimo, mese dal quale si aprirà il percorso per la nuova AIA. Si tratta di un momento fondamentale per le sorti della città e che precederà, in termini di tempo, anche l’eventuale apertura del tavolo per l’accordo di programma. In questo contesto le istituzioni locali avranno modo di dire la loro e farla pesare all’interno dell’iter previsto. Sappiamo già che la Corte d’Assise ha formulato dubbi sulla salubrità della fabbrica anche a piano ambientale ottemperato (motivo per il quale si sta ricorrendo allo scudo penale pur a piano quasi concluso). Di ciò dovrà tenersi assolutamente conto per negare autorizzazioni che non garantiscano ambiente e salute dei tarantini.

LA POSIZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Nei prossimi giorni il Consiglio comunale di Taranto tornerà a riunirsi per discutere sull’odg che stabilirà la posizione ufficiale del Comune riguardo alla vicenda Ilva. Sarà di fondamentale importanza che si esprima sull’inappuntabilità di un percorso che liberi il territorio dai suoi veleni.

Si volti pagina, si cambi la storia, una volta per sempre.