Draghi e il ritorno delle “minchiate”
Se qualche anno fa ci scandalizzammo per la frase di Fabio Riva che definiva come “minchiata” qualche tumore in più nella popolazione, oggi abbiamo il diritto e dovere di alzare la voce dopo le affermazioni del Presidente del Consiglio Draghi pronunciate durante la firma dei primi protocolli per i progetti del PNRR con le regioni:
«Il Governo intende riportare l’Ilva a quello che era quando era competitiva, era la più grande acciaieria d’Europa, non possiamo permetterci che non produca ai livelli a cui è capace di fare, a cui produce anche oggi»
Dunque, ancora una volta si vuole ancorare il futuro di Taranto a quello di un impianto vetusto, quale quello del siderurgico, che ove pure fosse risistemato nella sua totalità (…) resterebbe incompatibile con la vita, perché costruito troppo vicino alla città.
Si parla unicamente di aumento della produzione, nell’utopistica intenzione di portare la fabbrica in positivo, senza alcuna garanzia per la salute e l’ambiente di Taranto.
I tempi per arrivare alla fantomatica decarbonizzazione e all’idrogeno, infatti, sono pachidermici e, contestualmente, mancano totalmente le coperture finanziarie, tant’è che già per ben due volte, il Governo ha provato a sottrarre fondi per la bonifica per investirli sulla produzione. Ma la produzione deve scriteriatamente aumentare…
Purtroppo la volontà del governo non è isolata: se come sempre il centro destra a trazione industrialista è concorde nell’affossare le nostre speranze, non è da meno il Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano a cui sono bastati i proclami senza fondamento di Draghi per definirsi soddisfatto.
I problemi ambientali, economici e occupazionali di Taranto continuano a non trovare alcuna risposta nelle loro proposte: l’unica soluzione resta la chiusura di tutte le fonti inquinanti e la riconversione radicale dell’economia del territorio.