Ricatto occupazionale: un film stravisto
Acciaierie d’Italia ha comunicato alle organizzazioni sindacali la necessità di ricorrere, a partire dal 28 marzo, alla Cassa integrazione straordinaria per la durata di 12 mesi, per tremila lavoratori (di cui 2.500 a Taranto).Leggendo la richiesta dell’azienda si evince che solo il “raggiungimento di volumi produttivi pari a circa 8.000.000 ton/anno consentirà all’azienda il totale impiego delle risorse”. Peccato che il valore di produzione massimo consentito dal Dpcm del 29 settembre 2017 sia di sei milioni di tonnellate, e che ogni valutazione del danno sanitario condotta fino ad oggi giunga alle conclusioni che una produzione ad 8 milioni di tonnellate/anno comporti un rischio cancerogeno inaccettabile.
Siamo di fronte all’ennesimo ricatto occupazionale da parte di Acciaierie di Italia, nonché all’ennesima evidenza che quell’impianto siderurgico non sia sostenibile da nessun punto di vista. Necessario, come rivendichiamo da tempo, investire, invece, sulla sua chiusura e su una reale riconversione dell’intera area. Questa è l’unica soluzione per tutelare, oltre la nostra salute, anche i posti di lavoro dei suoi dipendenti.