Lo Stato italiano non rispetta la sentenza CEDU, inviate nuove informazioni al Comitato dei Ministri
La sentenza del 24 gennaio 2019 della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha sancito la condanna dello Stato Italiano, in merito al caso Ilva, per aver violato gli articoli 8 e 13 della Convenzione Europea, nel territorio tarantino e in danno dei suoi abitanti. Ad oggi nessuna concreta azione è stata intrapresa dall’Italia per rimuovere le violazioni accertate dalla Corte. Al contrario, i provvedimenti governativi, adottati dopo la sentenza, evidenziano perseveranza nel voler proseguire nel solco dell’illegittimità. Questo è quanto denunciato dalla dott.ssa Daniela Spera e dagli avv.ti Sandro Maggio e Leonardo La Porta, rappresentanti dei ricorrenti (ricorso n. 54414/13) nella causa “Cordella e altri c. Italia’’, mediante un documento, che si aggiunge ai due precedenti del 28 maggio e del 20 luglio scorsi, appena trasmesso al Comitato dei Ministri del Consiglio Europeo, organo che controlla lo stato di esecuzione delle sentenze della Corte Europea. In particolare, il Comitato è stato informato dell’adozione del DM del 29/09/2020 con il quale il Ministero dell’Ambiente ha prorogato al 30/04/2021 il termine ultimo per l’attuazione della prescrizione AIA n°6 riguardante la chiusura dei nastri trasportatori. La strada verso l’attuazione della sentenza è ancora ben lontana dalla conclusione. Per questo motivo, nonostante lo storico risultato raggiunto, è necessario una continua vigilanza affinché le Autorità Europee siano sempre tenute al corrente della situazione di persistente rischio sanitario in cui versa il territorio tarantino.