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Taranto capitale del Green New Deal?

Dopo l’acciaio green di Patuanelli, arriva anche la “Taranto capitale del Green New Deal” del PD. Il documento è stato presentato ieri a Roma dai ministri dell’Economia e delle Finanze, Gualtieri e da quello del Sud, Provenzano. Nel documento si parla di fare valutazioni del danno sanitario preventive per comprendere quanto sia possibile produrre con quegli impianti insediando quelli nuovi più lontano dalla città. Si parla di Ilva più piccola e allo stesso tempo di mantenimento dei livelli occupazionali. Si parla dei fondi europei del Just Transition Fund e del Recovery Fund per la “riconversione della fabbrica”, ma coinvolgendo il territorio… e come? Superando gradualmente la produzione a ciclo continuo e investendo nell’idrogeno. Gualtieri ha detto che le priorità sono il mantenimento dei livelli occupazionali e di quelli produttivi>> e ha parlato di utilizzo del preridotto, da alimentare a gas o idrogeno. Tutto questo garantito dall’ingresso dello Stato nella compagine societaria e con l’eventuale ricerca di altro soggetto privato qualora Mittal andasse via da Taranto.

Insomma, ancora una volta ci vengono presentate proposte del tutto scollegate da studi, piani ed evidenze, tanto industriali che sanitarie. Taranto non è più solo la città dell’inquinamento, ma anche, evidentemente, quella delle favole. Il dolore della nostra comunità merita, prima di ogni altra cosa, che si parli di “riconversione della città” e non di quella di una fabbrica morente e assassina. Ma se proprio non ce la si fa ad interrompere la produzione perché l’obiettivo di restituire i soldi alle banche è più forte di ogni valutazione economica e sanitaria, almeno si abbia il rispetto e la decenza di portare valutazioni serie supportate da analisi sui costi, tempi, impatti ambientali e sanitari.In questa città, infatti, dal 2012 in poi, ogni proposta di “ambientalizzazione” è clamorosamente naufragata di fronte alle evidenze della realtà, con scadenze di investimenti promessi puntualmente rinviate. L’impressione, anzi la certezza, è che i piani straordinari sulla riconversione degli impianti servano semplicemente a recuperare tempo e permettere che, intanto, si continui a produrre in condizioni di sicurezza precarie e continuando ad inquinare.Crediamo che a pagare debba essere chi ha inquinato in tutti questi anni e chi ha speso miliardi di euro per salvare la fabbrica, non i tarantini. Non più!Lo ribadiamo con forza: si fermino immediatamente le fonti inquinanti perchè l’unica soluzione ai problemi di Taranto è il cambiamento e non l’accanimento terapeutico!