“In democrazia si chiama protesta, non aggressione”: le associazioni rispondono alle accuse pretestuose del Sindaco di Taranto Melucci
Abbiamo deciso di
rispondere alle dichiarazioni rilasciate dal Sindaco e da buona parte della
politica locale che, strumentalmente, hanno voluto mischiare le carte su quanto
accaduto lo scorso 17 Maggio, definendo violenza la nostra rabbia e la nostra
esasperazione.
Quella che hanno chiamato “aggressione” in
democrazia si chiama “protesta”. Le parole forti che possono seguire
all’ennesimo dramma consumatosi a causa di impianti che avrebbero dovuto essere
fermi, poiché sotto sequestro. Ma che, invece,
vetusti e insicuri, si continua a far marciare, irresponsabilmente, per
garantire unicamente la produzione ed il profitto.
Quella mattina abbiamo perso un amico, un collega e
concittadino, l’ennesima incolmabile perdita umana. Il Sindaco e tutto il suo
entourage non hanno mai fatto mistero di essere a favore dell’industria, ma
perfino questa posizione dovrebbe mal conciliarsi con abomini giuridici come
l’immunità penale, alla quale ci sembra nessuno di loro si sia mai opposto, che
vìola i più elementari principi della Costituzione e della morale. Senza
contare gli effetti di un inquinamento incontrollato che continua a mietere
vittime dentro e fuori alla fabbrica.
Il fatto che il Sindaco si sia vantato di essere
uscito dalla porta principale non significa nulla visto che, prima della
contestazione, non ha minimamente sentito il dovere di avvicinarsi ai suoi
concittadini e concittadine per raccontare l’esito dell’incontro, o ascoltare
la loro voce. E’ rimasta inascoltata anche la domanda di una donna e madre che
gli chiedeva quanti morti, ancora, avremmo dovuto piangere, così come è rimasto
senza risposte l’invito a non avere paura e ad unirsi alle istanze di una
comunità che chiede cambiamento: una comunità che il sindaco ha il dovere di
ascoltare vista l’assai esigua percentuale di tarantini che rappresenta, una
comunità che pretende la riconversione di questo territorio.
Il costo dell’operazione di salvataggio dell’Ilva è
enorme, tanto in termini di vite spezzate che di costi sociali ed economici.
Perché allora non spendere le stesse energie e fondi per segnare una strada che
guardi alle persone ed alla sostenibilità? Perché ritenere impossibile un
percorso che altrove è stato tracciato virtuosamente? C’entra forse il fatto
che la banca più esposta con Ilva sia la stessa che tiene sotto scacco il
Comune con la vicenda dei BOC?
La riconversione socio-economica della città è senz’altro
complicata, ma non esistono grandi risultati senza grandi sforzi. Occorrono
coraggio e visione. Non certo compromessi o, come il sindaco e i suoi sodali
fanno dal giorno della contestazione, pretestuose ricostruzioni per tacere il
dissenso della città.
Infine vorremmo lanciare un ultimo messaggio: ogni
qualvolta si parlerà del futuro di Taranto noi saremo presenti a contestare se
sarà necessario, o a supportare chi porterà avanti le nostre istanze, senza
fare sconti a nessuno.
Associazione Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
FLMUniti CUB sindacato di base
Associazione Giustizia per Taranto
Gruppo Tamburi Combattenti
Associazione Taranto Respira
Movimento TuttaMiaLaCittà Taranto
singole e singoli cittadine e cittadini